Roscigno Vecchia 15/03/2017
Mercoledì 15 marzo 2017 in una calda giornata d’inverno ho spento pc, ho preparato un panino e sono partito per Roscigno Vecchia, un paese abbandonato, un posto dove ho sempre desiderato di andare ma per mancanza di tempo ho rimandato.
Circa un ora e trenta minuti di viaggio compresa la sosta per il panino, non conoscevo la zona, arrivato a Piaggine mi sono affidato al navigatore ma nulla, mi ha condotto in una strada franata, cartelli stradali di Roscigno quasi inesistenti, ma piano piano sono arrivato.
Ho parcheggiato la macchina, sono sceso, mi sono guardato intorno un silenzio, un mucchio di case abbandonate, solo il cinguettio degli uccelli, sembrava di stare in un film.
Di colpo un rumore di una finestra, mi giro e affacciato ci stava questo signore, Giuseppe Spagnuolo, un forte impatto, mi sono avvicinato, lui mi chiede di dove sei, io rispondo quasi emozionato.
Mi accoglie nella sua casetta, non descrivo l’ambiente perché consiglio a tutti di fare un salto e vedere con i proprio occhi, anche se di questi splendidi paesi del sud, come diceva Steinbeck non bisognerebbe parlare perché diventano obiettivi da raggiungere da parte degli eserciti di vacanzieri che purtroppo lasciano segni e scie del loro passaggio.
Ci siamo seduti e lui ha raccontato parte della sua vita, una persona molto colta, io continuavo a guardami intorno, mi ha mostrato dei giornali, un mare di lettere e fotografie di tutti i visitatori da tutto il mondo.
Siamo usciti da casa e Giuseppe mi fa da guida in questo paese morto, facendo rivivere il passato di ogni casa nei suoi racconti, come se in quelle case ci fosse ancora vita.
Ho fotografato poco, forse questa è stata una di quelle poche volte che ho ascoltato di più, un giorno ritornerò a fotografare quelle case, quelle strade, quelle pietre che porterò sempre nel cuore, come i racconti di un passato che non dimenticherò mai.
sony a7II + zeiss 55 f1,8 (a diaframma 1.8)
sony a7 + Helios 58 f2 versione 44m-4 (a diaframma 2)
sony a7 + Minolta 17-35 f2,8/4 (a 17mm f2,8)
Da questo piccolo reportage è nato un progetto dal titolo:
“UN UOMO, UN PAESE”
QUESTO PROGETTO È INCENTRATO SU UN’IDEA DI FONDO: RACCONTARE, ATTRAVERSO L’ARTE FOTOGRAFICA, L’ESPERIENZA DI RIDARE UN VOLTO AD UNA SPECIFICA IDENTITÀ CULTURALE, CHE TROVA ESPRESSIONE NEI TRATTI SOMATICI DI UN UOMO INSERITO ALL’INTERNO DI UN CONTESTO PAESAGGISTICO DI NOTEVOLE BELLEZZA. LE FOTO RITRAGGONO QUEST’UOMO CHE TESTIMONIA, CON LA SUA UNICA PRESENZA IN QUESTO PICCOLO BORGO DEL CILENTO, L’ATTACCAMENTO ALLE PROPRIE RADICI E LA DIFESA DELLA PROPRIA IDENTITÀ ANTROPOLOGICA, SOCIALE ED ETNICA. LO STRUMENTO FOTOGRAFICO METTE IN LUCE LA COMPLESSITÀ DI UNA DINAMICA RELAZIONALE TUTTA GIOCATA SUL BINOMIO UOMO-PAESE NEL SUO INTRINSECO LEGAME COSTITUTIVO E LA POSSIBILITÀ, DATA AD UN’IMMAGINE FOTOGRAFICA, DI SAPER EVOCARE L’IDEA DELLA LIBERTÀ AL DI LÀ DEI LIMITI ENTRO CUI LA FOTO VORREBBE CIRCOSCRIVERLA.